Lo so, lo so... Sono in ritardo. Un post del genere ci stava bene una o due settimane fa. Non adesso che gli esami stanno finendo (o sono già finiti). Ed in effetti è dalla settimana scorsa che penso di buttare giù qualcosa al riguardo, ma tra il poco tempo e la poca voglia ho continuato a rimandare... Ed eccomi qua, con tutti i maturandi che hanno già finito la terza prova a mettere nero su bianco i miei Esami di Stato.
I miei Esami di Stato... sono passati sei anni ormai. Sei anni? Cazzo! Sono una vecchia! No, cioè... scusatemi, ma all'improvviso ho sentito tutto il peso dei miei anni sulle spalle. Cavolicchi di Bruxelles, sei anni! Porca trota e bastardo salmone... Ok, non è questo il modo per cominciare. Fermiamoci e ripartiamo.
I miei Esami di Stato.. sono passati sei anni ormai. Non ricordo ogni singolo istante di quel periodo, ma ciò che mi ha lasciato dentro mi ha segnato. Non starò qui a dirvi "fate così" o "fate colì" ...in realtà ho solo voglia di parlare un po' a vanvera e condividere con voi questo importante step della mia vita. Per capirlo in fondo, però, bisogna fare un piccolo salto ulteriormente indietro... all'inizio della scuola. Che tipo di studente è Voice? La maggior parte di voi mi definirebbe una secchiona, anche se io non mi ci sono mai sentita. Non sono mai morta sui libri e a un pomeriggio di studio ho sempre preferito un po' di sano cazzeggio con le amiche. Ricordo ancora i pomeriggi passati ininterrottamente al telefono a commentare telefilm e al quinto anno di superiore non ricordo neanche un pomeriggio in cui sono stata a casa perché ero perennemente dalla mia compagna di banco... e di certo non a studiare. Avevo una vita sociale, insomma. Ma ai risultati scolastici ci ho sempre tenuto. Ero una di quelle che era capace di prendersela a male per un sette, in parole povere. Questo perché, fortunatamente o meno non saprei dirlo, i cromosomi dei miei genitori mi hanno fatto il dono di avere una personalità portata per lo studio. Parliamoci chiaro, questo non è sempre stato un bene per me. Anzi.. Avendo sempre avuto ottimi voti, avevo sempre sulle spalle il peso di doverli mantenere e questo peso all'università è diventato stress puro. Portare a casa qualcosa meno del 30L significava dover sopportare domande del tipo "e perché????" ...ma questa è un'altra storia. Tornando a quello di cui stiamo parlando, dicevo, non ero una secchiona senza amici o vita sociale, ma i risultati erano importanti per me. Riuscivo ad ottenerli anche facilmente perché ho un buon metodo di studio e una spiccata dose di memoria per le materie che mi piacciono. Alle superiori, fortunatamente, le materie che non mi piacevano (e che quindi mi veniva complicato studiare) si riducevano a due: Economia e Storia. Odio. Odio profondo.
Come molti di voi potranno confermarmi, avere bei voti, specialmente quando gli sforzi per farli sono pochi, non attira molto le simpatie degli altri compagni. Simpatie che, però, arrivano magicamente nel momento del bisogno. Ed era così che poco prima dei compiti in classe diventavo la più popolare della classe.
...forse ho fatto un giro un po' largo per arrivare all'inizio di questa storia, ma eccoci arrivati.
Quinto anno. L'ultimo anno. L'anno in cui la mia classe fu praticamente abbandonata dai Professori (basti pensare che uno di loro si presentò due sole volte). L'anno in cui fu introdotta la commissione mista per gli Esami di Maturità.
La prima prova. Il trauma. Eravamo in ventidue, in un'aula troppo piccola e calda come l'inferno. Quando ci furono consegnate le tracce, le lessi per una buona mezz'ora senza capirci nulla. Credo sia una cosa normale con l'ansia che avevo addosso, ma tutto era aggravato dal totale nulla che c'era in quei fogli. Temi assurdi e mai toccati prima. Per non parlare del fatto che mi accorsi in quel momento che il nostro "carissimo" Prof di Italiano non ci aveva mai spiegato la struttura del saggio breve. Ma mi dissi "Fanculo, tanto li correggerà lui essendo commissario interno". Scelsi un saggio breve a caso tra i quattro e lo iniziai. A tenerci d'occhio c'era uno dei Professori esterni. Quando uscì per prendere un caffè entrò il nostro "carissimo" che, tanto per rassicurarci, ci comunicò che la Presidente di commissione era una Professoressa d'Italiano del classico quindi avrebbe sicuramente messo veto sulle nostre prime prove. Inoltre, dovevamo smuovere il culo ad andare a studiare tutta la parte di programma che lui intelligentemente aveva presentato come fatto quando in classe non era neanche stata accennata. Bene. Molto bene. Terminai quel compito con la chiara idea del mio 100 che volava via dalla finestra.
La seconda prova. La passeggiata. Stessi ventidue, stessa aula minuscola, stesso caldo afoso, ma prova diversa. La materia in cui riuscivo meglio, la materia che avevo imparato ad amare, la materia che è stata la base dei miei studi universitari e che adesso è il mio lavoro. Il testo? Una banalità. Lo sviluppo? Terminato in quaranta minuti, compreso di brutta e bella copia. Le restanti cinque ore e venti minuti li ho passati strappando silenziosamente dei foglietti da quello più grande che avevo in tasca, ricopiandoci sopra il compito cercando di non farmi scoprire e poi andandoli a nascondere nei vari bagni del piano. Ora voi mi chiederete ...ma perché? Beh, me lo chiedo anche io. Perché ho rischiato l'esito del mio Esame di Stato per passare il compito a chiunque passasse per quei bagni, molti dei quali avrebbero dimenticato della mia esistenza l'istante dopo aver consegnato il compito? Non lo so. Ma l'ho fatto e non l'ho mai rimpianto.
La terza prova. La botta di culo. Stessi alunni, stessa aula, un po' meno caldo, ma solo perché il tempo che abbiamo impiegato era minore. Domanda multipla per ...quante? Non mi ricordo quante materie. Forse erano cinque, ma probabilmente mi sbaglio. Ricordo solo che, a parte quelle d'Inglese e Diritto, le ho sparate tutte con uno schema casuale di A - C - D - B - C - A, o giù di lì... Uscita di lì sono andata a verificare tutto, avendo come risultato nuovamente il mio 100 che volava via, scoprendo che l'intera pagina di Economia era errata. E con "intera pagina" non sto usando un'esagerazione: nove domande su 10 erano errate. Nove. Su Dieci. Risi come una pazza quando lo scoprii. Come una pazza isterica. Niente da stupirsi se si considera il fatto che il pomeriggio di "studiamo insieme Economia per la terza prova" si era trasformato in un'allegra gara di rutti. ...Ah, ho dimenticato la parte più importante. Nonostante il professore di Storia ci avesse passato gli argomenti che avrebbe usato nelle domande, sono riuscita a sbagliarne quattro su dieci. Solo per fare un esempio quanto io ami la Storia, eh!
I quadri delle prove scritte. Salva per miracolo. Mi hanno salvato il culo la seconda prova passata a pieno punteggio e i punti di credito accumulati negli anni. Le altre due prove erano a 12 su 15. Con la sufficienza a 10, capirete che non erano i voti a cui aspiravo. Ma facendo i conti, il 100 poteva essere salvo. Così tornai a casa e iniziai lo studio matto per l'orale. Ah, e chi si sta chiedendo perché ci tenessi proprio così tanto a sto cacchio di 100... sappiate che la questione era anche economica: il 100 mi avrebbe dato diritto da saltare le tasse universitarie per il primo anno più un "premio" in denaro di una cifra più che dignitosa... non c'era ancora la crisi ma sputarci sopra non mi pareva il caso!
Lo studio per l'orale. Pazzia allo stato puro. Ripetevo la mia tesina a qualsiasi ora del giorno. Ho fatto riassunti e schemi di tutti i programmi di tutte le materie. Leggevo, ripetevo, schematizzavo, guardavo lo schema e ripetevo di nuovo. Quando finivo tutto l'argomento rileggevo tutto e ripetevo nuovamente. Quando finivo la materia rileggevo di nuovo e ripetevo di nuovo. Riuscivo a completare una materia in circa una giornata e mezza. Senza pause. No, neanche per dormire. Tracannavo caffè a qualsiasi orario. Da sottolineare il fatto che non avevo mai bevuto più di un caffè a settimana prima di allora. Consiglio? Non fatelo! Non fatelo mai! Alla fine vi ritroverete esauriti, con spasmi muscolari da attacco epilettico e non ricorderete comunque nulla. Concedetevi il giusto riposo e le giuste pause tra le sessioni di studio altrimenti sarà tutto sprecato. Invece il trucchetto degli schemini funziona: quello ve lo straconsiglio per qualsiasi tipo di esami!
La notte prima degli esami. La crisi. Ricordo chiaramente che abbiamo passato l'intera giornata a casa mia: io, la mia compagna che avrebbe fatto l'esame subito dopo di me e la mia compagna di banco che avrebbe fatto l'esame due giorni dopo. Era lì per aiutarci, sostenerci e iniziare a ripassare anche lei. Abbiamo ripetuto tutti gli argomenti di tutte le materie, una volta per una. E poi, la crisi: arrivò il turno di Economia. Tra un pianto e un ripasso stentato, sbattevamo la testa al muro. Alle due di notte mancava ancora l'ultimo argomento, ma dopo l'intera giornata non riuscivamo più a stare in piedi. Mandammo a fanculo l'ultimo argomento di Economia... Sapreste indovinare quale argomento ci chiese il giorno dopo all'orale la Professoressa esterna di Economia???
L'orale. O la va o la spacca. Credo che il mio orale di maturità sia stata la prima (e forse anche ultima) volta nella mia vita che parlando con dei Professori ero sicura di me al 100%. Forse era una rivincita nei confronti di alcuni presenti, forse perché ero carica, forse perché un'incosciente che non aveva dormito e si era strafatta di caffè. La mia Tesina era il mio capolavoro, ne andavo fiera. Avevo ridotto l'esposizione in modo da poterla esporre del tutto e ci riuscii. Conclusi con l'argomento di Informatica, che ebbe l'effetto voluto. La Professoressa esterna, che da fonti accertate avevamo saputo essere una povera rincoglionita, rimase talmente sconvolta che non mi chiese se potessi rispiegarle quello che avevo detto solo per dignità. La fase delle domande dei Prof me la giocai con questa soddisfazione in tasca. Andavo come un treno anche quando qualcosa non andava bene. La Presidente di commissione (ricorderete che era una Professoressa d'Italiano del Classico) tentò di mettermi in difficoltà perché avevo detto, per un lapsus, "novellistica" al posto di "narrativa". Quella di Economia cercò di distruggermi e si beccò come risposta un "non si preoccupi tanto non voglio fare la ragioniera". La mia santissima Prof di Inglese mi parò il culo mentre spavaldamente inventavo parole che non ricordavo per non bloccarmi mentre ripetevo. Mi sentivo potente.
La chiusura della porta. La liberazione. Il momento in cui chiusi la porta di quell'aula alle mie spalle mi sentii mille volte più leggera. Sentii dentro i Professori urlare litigando sul mio voto. Mi preoccupai ma compresi la verità fondamentale. Mi sono detta: comunque vada sarà un successo. Ed in effetti, quello che mi è rimasto di quegli esami sono state le lezioni di vita che mi hanno insegnato.
Lezione numero 1: Mai fidarsi dei pezzi di merda
Mai, mai e poi mai. Non c'è redenzione che tenga. Se uno si è sempre comportato di merda e vuole aiutarti a un esame, non fidarti. Specialmente se è un Professore. Ho visto Professori suggerire risposte sbagliate. Li ho visti dire "ti chiederò tale argomento" e poi chiedere tutt'altro. Se un Professore è stato un pezzo di merda lo sarà fino alla fine.
Lezione numero 2: Fare del bene ti fa bene
Come ho già accennato, molti dei miei compagni si accorgevano della mia presenza solo quando gli faceva comodo. Agli Esami di Stato sono stata, senza finti perbenismi o finta umiltà, una manna dal cielo per loro. Oltre all'intera seconda prova, ho strutturato la tesina alla maggior parte di loro ed in molti casi l'ho anche scritta. Per non parlare del fatto che ho dato a ognuno di loro i riassunti delle parti di programma che non avevamo svolto ma che erano stati presentati, con tanto di domande possibili e risposte ben esposte. Il risultato? Sono stati tutti promossi. A distanza di tempo? La maggior parte di loro, adesso, cambierebbe strada se m'incontrasse e con molti io farei altrettanto. Dopo il diploma sono venute a galla tante di quelle cose che c'era da uccidere qualcuno, ma non rimpiango di averli aiutati. La mia coscienza è pulita. Ho fatto bene e mi sono fatta bene.
Se siete arrivati qui in fondo, siete pazzi! O forse siete solo dei Maturandi :)
Godetevela, perché è il primo passo verso la grande età.
Domani non sarete già adulti, ma ci sarete di uno passaggio più vicino.
PS: se qualcuno di voi sta pensando all'Università e non lo ha già letto, può cliccare qui per leggere il post che ho scritto l'anno scorso con alcuni consigli di una povera ex-matricola sul mondo universitario.
I miei Esami di Stato... sono passati sei anni ormai. Sei anni? Cazzo! Sono una vecchia! No, cioè... scusatemi, ma all'improvviso ho sentito tutto il peso dei miei anni sulle spalle. Cavolicchi di Bruxelles, sei anni! Porca trota e bastardo salmone... Ok, non è questo il modo per cominciare. Fermiamoci e ripartiamo.
I miei Esami di Stato.. sono passati sei anni ormai. Non ricordo ogni singolo istante di quel periodo, ma ciò che mi ha lasciato dentro mi ha segnato. Non starò qui a dirvi "fate così" o "fate colì" ...in realtà ho solo voglia di parlare un po' a vanvera e condividere con voi questo importante step della mia vita. Per capirlo in fondo, però, bisogna fare un piccolo salto ulteriormente indietro... all'inizio della scuola. Che tipo di studente è Voice? La maggior parte di voi mi definirebbe una secchiona, anche se io non mi ci sono mai sentita. Non sono mai morta sui libri e a un pomeriggio di studio ho sempre preferito un po' di sano cazzeggio con le amiche. Ricordo ancora i pomeriggi passati ininterrottamente al telefono a commentare telefilm e al quinto anno di superiore non ricordo neanche un pomeriggio in cui sono stata a casa perché ero perennemente dalla mia compagna di banco... e di certo non a studiare. Avevo una vita sociale, insomma. Ma ai risultati scolastici ci ho sempre tenuto. Ero una di quelle che era capace di prendersela a male per un sette, in parole povere. Questo perché, fortunatamente o meno non saprei dirlo, i cromosomi dei miei genitori mi hanno fatto il dono di avere una personalità portata per lo studio. Parliamoci chiaro, questo non è sempre stato un bene per me. Anzi.. Avendo sempre avuto ottimi voti, avevo sempre sulle spalle il peso di doverli mantenere e questo peso all'università è diventato stress puro. Portare a casa qualcosa meno del 30L significava dover sopportare domande del tipo "e perché????" ...ma questa è un'altra storia. Tornando a quello di cui stiamo parlando, dicevo, non ero una secchiona senza amici o vita sociale, ma i risultati erano importanti per me. Riuscivo ad ottenerli anche facilmente perché ho un buon metodo di studio e una spiccata dose di memoria per le materie che mi piacciono. Alle superiori, fortunatamente, le materie che non mi piacevano (e che quindi mi veniva complicato studiare) si riducevano a due: Economia e Storia. Odio. Odio profondo.
Come molti di voi potranno confermarmi, avere bei voti, specialmente quando gli sforzi per farli sono pochi, non attira molto le simpatie degli altri compagni. Simpatie che, però, arrivano magicamente nel momento del bisogno. Ed era così che poco prima dei compiti in classe diventavo la più popolare della classe.
...forse ho fatto un giro un po' largo per arrivare all'inizio di questa storia, ma eccoci arrivati.
Quinto anno. L'ultimo anno. L'anno in cui la mia classe fu praticamente abbandonata dai Professori (basti pensare che uno di loro si presentò due sole volte). L'anno in cui fu introdotta la commissione mista per gli Esami di Maturità.
La prima prova. Il trauma. Eravamo in ventidue, in un'aula troppo piccola e calda come l'inferno. Quando ci furono consegnate le tracce, le lessi per una buona mezz'ora senza capirci nulla. Credo sia una cosa normale con l'ansia che avevo addosso, ma tutto era aggravato dal totale nulla che c'era in quei fogli. Temi assurdi e mai toccati prima. Per non parlare del fatto che mi accorsi in quel momento che il nostro "carissimo" Prof di Italiano non ci aveva mai spiegato la struttura del saggio breve. Ma mi dissi "Fanculo, tanto li correggerà lui essendo commissario interno". Scelsi un saggio breve a caso tra i quattro e lo iniziai. A tenerci d'occhio c'era uno dei Professori esterni. Quando uscì per prendere un caffè entrò il nostro "carissimo" che, tanto per rassicurarci, ci comunicò che la Presidente di commissione era una Professoressa d'Italiano del classico quindi avrebbe sicuramente messo veto sulle nostre prime prove. Inoltre, dovevamo smuovere il culo ad andare a studiare tutta la parte di programma che lui intelligentemente aveva presentato come fatto quando in classe non era neanche stata accennata. Bene. Molto bene. Terminai quel compito con la chiara idea del mio 100 che volava via dalla finestra.
La seconda prova. La passeggiata. Stessi ventidue, stessa aula minuscola, stesso caldo afoso, ma prova diversa. La materia in cui riuscivo meglio, la materia che avevo imparato ad amare, la materia che è stata la base dei miei studi universitari e che adesso è il mio lavoro. Il testo? Una banalità. Lo sviluppo? Terminato in quaranta minuti, compreso di brutta e bella copia. Le restanti cinque ore e venti minuti li ho passati strappando silenziosamente dei foglietti da quello più grande che avevo in tasca, ricopiandoci sopra il compito cercando di non farmi scoprire e poi andandoli a nascondere nei vari bagni del piano. Ora voi mi chiederete ...ma perché? Beh, me lo chiedo anche io. Perché ho rischiato l'esito del mio Esame di Stato per passare il compito a chiunque passasse per quei bagni, molti dei quali avrebbero dimenticato della mia esistenza l'istante dopo aver consegnato il compito? Non lo so. Ma l'ho fatto e non l'ho mai rimpianto.
La terza prova. La botta di culo. Stessi alunni, stessa aula, un po' meno caldo, ma solo perché il tempo che abbiamo impiegato era minore. Domanda multipla per ...quante? Non mi ricordo quante materie. Forse erano cinque, ma probabilmente mi sbaglio. Ricordo solo che, a parte quelle d'Inglese e Diritto, le ho sparate tutte con uno schema casuale di A - C - D - B - C - A, o giù di lì... Uscita di lì sono andata a verificare tutto, avendo come risultato nuovamente il mio 100 che volava via, scoprendo che l'intera pagina di Economia era errata. E con "intera pagina" non sto usando un'esagerazione: nove domande su 10 erano errate. Nove. Su Dieci. Risi come una pazza quando lo scoprii. Come una pazza isterica. Niente da stupirsi se si considera il fatto che il pomeriggio di "studiamo insieme Economia per la terza prova" si era trasformato in un'allegra gara di rutti. ...Ah, ho dimenticato la parte più importante. Nonostante il professore di Storia ci avesse passato gli argomenti che avrebbe usato nelle domande, sono riuscita a sbagliarne quattro su dieci. Solo per fare un esempio quanto io ami la Storia, eh!
I quadri delle prove scritte. Salva per miracolo. Mi hanno salvato il culo la seconda prova passata a pieno punteggio e i punti di credito accumulati negli anni. Le altre due prove erano a 12 su 15. Con la sufficienza a 10, capirete che non erano i voti a cui aspiravo. Ma facendo i conti, il 100 poteva essere salvo. Così tornai a casa e iniziai lo studio matto per l'orale. Ah, e chi si sta chiedendo perché ci tenessi proprio così tanto a sto cacchio di 100... sappiate che la questione era anche economica: il 100 mi avrebbe dato diritto da saltare le tasse universitarie per il primo anno più un "premio" in denaro di una cifra più che dignitosa... non c'era ancora la crisi ma sputarci sopra non mi pareva il caso!
Lo studio per l'orale. Pazzia allo stato puro. Ripetevo la mia tesina a qualsiasi ora del giorno. Ho fatto riassunti e schemi di tutti i programmi di tutte le materie. Leggevo, ripetevo, schematizzavo, guardavo lo schema e ripetevo di nuovo. Quando finivo tutto l'argomento rileggevo tutto e ripetevo nuovamente. Quando finivo la materia rileggevo di nuovo e ripetevo di nuovo. Riuscivo a completare una materia in circa una giornata e mezza. Senza pause. No, neanche per dormire. Tracannavo caffè a qualsiasi orario. Da sottolineare il fatto che non avevo mai bevuto più di un caffè a settimana prima di allora. Consiglio? Non fatelo! Non fatelo mai! Alla fine vi ritroverete esauriti, con spasmi muscolari da attacco epilettico e non ricorderete comunque nulla. Concedetevi il giusto riposo e le giuste pause tra le sessioni di studio altrimenti sarà tutto sprecato. Invece il trucchetto degli schemini funziona: quello ve lo straconsiglio per qualsiasi tipo di esami!
La notte prima degli esami. La crisi. Ricordo chiaramente che abbiamo passato l'intera giornata a casa mia: io, la mia compagna che avrebbe fatto l'esame subito dopo di me e la mia compagna di banco che avrebbe fatto l'esame due giorni dopo. Era lì per aiutarci, sostenerci e iniziare a ripassare anche lei. Abbiamo ripetuto tutti gli argomenti di tutte le materie, una volta per una. E poi, la crisi: arrivò il turno di Economia. Tra un pianto e un ripasso stentato, sbattevamo la testa al muro. Alle due di notte mancava ancora l'ultimo argomento, ma dopo l'intera giornata non riuscivamo più a stare in piedi. Mandammo a fanculo l'ultimo argomento di Economia... Sapreste indovinare quale argomento ci chiese il giorno dopo all'orale la Professoressa esterna di Economia???
L'orale. O la va o la spacca. Credo che il mio orale di maturità sia stata la prima (e forse anche ultima) volta nella mia vita che parlando con dei Professori ero sicura di me al 100%. Forse era una rivincita nei confronti di alcuni presenti, forse perché ero carica, forse perché un'incosciente che non aveva dormito e si era strafatta di caffè. La mia Tesina era il mio capolavoro, ne andavo fiera. Avevo ridotto l'esposizione in modo da poterla esporre del tutto e ci riuscii. Conclusi con l'argomento di Informatica, che ebbe l'effetto voluto. La Professoressa esterna, che da fonti accertate avevamo saputo essere una povera rincoglionita, rimase talmente sconvolta che non mi chiese se potessi rispiegarle quello che avevo detto solo per dignità. La fase delle domande dei Prof me la giocai con questa soddisfazione in tasca. Andavo come un treno anche quando qualcosa non andava bene. La Presidente di commissione (ricorderete che era una Professoressa d'Italiano del Classico) tentò di mettermi in difficoltà perché avevo detto, per un lapsus, "novellistica" al posto di "narrativa". Quella di Economia cercò di distruggermi e si beccò come risposta un "non si preoccupi tanto non voglio fare la ragioniera". La mia santissima Prof di Inglese mi parò il culo mentre spavaldamente inventavo parole che non ricordavo per non bloccarmi mentre ripetevo. Mi sentivo potente.
La chiusura della porta. La liberazione. Il momento in cui chiusi la porta di quell'aula alle mie spalle mi sentii mille volte più leggera. Sentii dentro i Professori urlare litigando sul mio voto. Mi preoccupai ma compresi la verità fondamentale. Mi sono detta: comunque vada sarà un successo. Ed in effetti, quello che mi è rimasto di quegli esami sono state le lezioni di vita che mi hanno insegnato.
Lezione numero 1: Mai fidarsi dei pezzi di merda
Mai, mai e poi mai. Non c'è redenzione che tenga. Se uno si è sempre comportato di merda e vuole aiutarti a un esame, non fidarti. Specialmente se è un Professore. Ho visto Professori suggerire risposte sbagliate. Li ho visti dire "ti chiederò tale argomento" e poi chiedere tutt'altro. Se un Professore è stato un pezzo di merda lo sarà fino alla fine.
Lezione numero 2: Fare del bene ti fa bene
Come ho già accennato, molti dei miei compagni si accorgevano della mia presenza solo quando gli faceva comodo. Agli Esami di Stato sono stata, senza finti perbenismi o finta umiltà, una manna dal cielo per loro. Oltre all'intera seconda prova, ho strutturato la tesina alla maggior parte di loro ed in molti casi l'ho anche scritta. Per non parlare del fatto che ho dato a ognuno di loro i riassunti delle parti di programma che non avevamo svolto ma che erano stati presentati, con tanto di domande possibili e risposte ben esposte. Il risultato? Sono stati tutti promossi. A distanza di tempo? La maggior parte di loro, adesso, cambierebbe strada se m'incontrasse e con molti io farei altrettanto. Dopo il diploma sono venute a galla tante di quelle cose che c'era da uccidere qualcuno, ma non rimpiango di averli aiutati. La mia coscienza è pulita. Ho fatto bene e mi sono fatta bene.
Se siete arrivati qui in fondo, siete pazzi! O forse siete solo dei Maturandi :)
Buona Maturità a tutti.
Godetevela, perché è il primo passo verso la grande età.
Domani non sarete già adulti, ma ci sarete di uno passaggio più vicino.
PS: se qualcuno di voi sta pensando all'Università e non lo ha già letto, può cliccare qui per leggere il post che ho scritto l'anno scorso con alcuni consigli di una povera ex-matricola sul mondo universitario.
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