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L'età dei giochi

"Quando hai solo diciott'anni quante cose che non sai...quando hai solo diciott'anni forse invece sai già tutto non dovresti crescer mai", così canta Ligabue nella sua Lettera a G. E forse non me ne sono mai resa conto così tanto come in questo periodo. Credo che arrivi un momento nella vita qualsiasi di un essere umano in cui ti rendi conto che l'età dei giochi è finita e che le favole non esistono.
Quando hai diciottanni non c'è niente che ti può fermare, vai come un treno senza fermate che passa per tutte le pazzie che ti vengono in testa. Fai le tue cazzate, le tue esperienze. Becchi le prime botte in testa per amore e passi la notte a piangere e i pomeriggi avvolto nel piumone al buio. Non vuoi studiare perché nessuno mai nella vita ti chiederà di trovare la x dell'equazione. Fissi in testa quell'esempio di ragazzaccio che vorresti essere, strafigo, che fa quello che vuole e se ne frega delle regole.
Ok, forse adesso l'età media per questa roba si è abbassata drasticamente... Ma se sostituiamo "diciottenni" con "una qualsiasi fascia d'età adolescenziale" funziona bene uguale. Tanto quello è, tu che credi di avere il mondo in pugno mentre non sai ancora la maggior parte delle regole di vita. Tu che credi di essere il re quando ancora non riesci neanche a tenere ordinato il cassetto delle mutande.
Eppure, adesso, quanto vorrei tornare ad avere diciotto anni.
Preferirei piangere perché quel ragazzo che mi piace non sa neanche della mia esistenza, rispetto a piangere perché non ho la più pallida idea di cosa succederà della mia vita nei prossimi mesi. Vorrei tornare a casa dopo sei ore di scuola e passare il pomeriggio al telefono con la mia migliore amica commentando telefilm e compagni di classe, rispetto a dover riscattare il tempo per guardare serie TV in streaming e non sentirla da secoli. Preferirei avere casino nel cassetto delle mutande, rispetto a non riuscire a mettere ordine in cosa sia più grave tra i miliardi di casini che si stanno catapultando nella mia vita. Preferirei cercare di essere qualcun altro perché riesco ad essere solo me, rispetto a cercare di essere me quando non riesco ad essere altro che qualcuno che non sono davvero.

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