Avete mai studiato Freud? Personalmente non l'ho molto approfondito, ma ho sentito spesso parlare delle sue analisi. Una delle più famose è sicuramente quella della distinzione tra Es, Io e Super Io. Inside Out sviscera queste teorie freudiane in forma cartoon. E so che può sembrare strano e pazzesco, ma chi l'ha già visto sa quanta verità ci sia dietro questa frase...
Pur non rinunciando al divertimento che viene comunque assicurato, la Pixar torna a colpire con un cartone più per gli adulti che per i bambini. L'aver rappresentato le emozioni che si trovano al "pannello di controllo" della personalità con personaggi buffi che interagiscono tra loro, farà entrare questo film nei cuori dei più piccini, ma il vero e più profondo significato è diretto a chi piccino non è più. Spinge lo spettatore, infatti, a riflettere sulle dinamiche emotive, proprie e altrui, cui non ci si era mai soffermati prima. Gioia si crede fondamentale per la felicità della bambina, reprimendo tutte le altre emozioni, ma dovrà riconoscere che la sua dorata e ossessiva compulsività estrema non può fare tutto e che ci sarà necessità di mescolare le carte, di chiamare in gioco tutte le emozioni, anche Tristezza da lei sempre sottovalutata e isolata. Gioia capirà che è necessario lavorare insieme alla felicità della bambina, noi capiamo l'importanza di ogni aspetto di ciò che sentiamo, anche delle sensazioni più tristi.
Inside Out parla della difficile fase della vita qual è il passaggio dall'infanzia alla vita adulta, della crescita, della maturità. Parla inoltre di un trauma subito nel periodo più delicato della crescita, quello del distacco, del trasferimento verso una città nuova. La metafora del pannello di controllo che viene aggiornato e ampliato (la prima volta che appare in scena è un semplice pulsante!) così come il cambiamento in quelli che vengono chiamati ricordi base e delle isole della personalità, ci racconta lo scomparire di certe emozioni, sostituite da altre più complesse e articolate. Nel suo viaggio all'interno dell'enorme archivio della memoria a lungo termine, Gioia si dispera per l'eliminazione di ricordi sbiaditi, ma capirà, così come abbiamo capito anche noi crescendo, che è necessario e fisiologico lasciarsi alle spalle dei ricordi durante il percorso verso l’età adulta, che diventa doloroso ma indispensabile in modo che altri pezzi di noi possano crearsi e venir fuori.
Le immagini da bambini (l'isola asilo e gli amici immaginari), devono lasciare posto a sentimenti nuovi. I ricordi d'infanzia si tingono di nostalgia, nella consapevolezza di un'innocenza che non potrà ritornare. Le emozioni sono allo sbando, in preda alla confusione e si affaccia lo spettro dell'apatia tanto comune negli adolescenti. Ci si sente persi, soli, fuori luogo, vuoti.
Ed è allora che si deve prendere la propria Gioia e la propria Tristezza e mandarle a fare il loro viaggio. Il proprio viaggio. Capire che tutte le esperienze hanno la loro influenza, che tutte le emozioni vanno vissute fino in fondo, anche quando sembrano poco piacevoli. Ci si deve spaventare per svegliarsi da un brutto sogno. Si deve piangere per poter gettare via tutta l'ansia e tornare a sorridere.
Questo è crescere.
Questo è vivere.
Questo è Inside Out.
Pur non rinunciando al divertimento che viene comunque assicurato, la Pixar torna a colpire con un cartone più per gli adulti che per i bambini. L'aver rappresentato le emozioni che si trovano al "pannello di controllo" della personalità con personaggi buffi che interagiscono tra loro, farà entrare questo film nei cuori dei più piccini, ma il vero e più profondo significato è diretto a chi piccino non è più. Spinge lo spettatore, infatti, a riflettere sulle dinamiche emotive, proprie e altrui, cui non ci si era mai soffermati prima. Gioia si crede fondamentale per la felicità della bambina, reprimendo tutte le altre emozioni, ma dovrà riconoscere che la sua dorata e ossessiva compulsività estrema non può fare tutto e che ci sarà necessità di mescolare le carte, di chiamare in gioco tutte le emozioni, anche Tristezza da lei sempre sottovalutata e isolata. Gioia capirà che è necessario lavorare insieme alla felicità della bambina, noi capiamo l'importanza di ogni aspetto di ciò che sentiamo, anche delle sensazioni più tristi.
Inside Out parla della difficile fase della vita qual è il passaggio dall'infanzia alla vita adulta, della crescita, della maturità. Parla inoltre di un trauma subito nel periodo più delicato della crescita, quello del distacco, del trasferimento verso una città nuova. La metafora del pannello di controllo che viene aggiornato e ampliato (la prima volta che appare in scena è un semplice pulsante!) così come il cambiamento in quelli che vengono chiamati ricordi base e delle isole della personalità, ci racconta lo scomparire di certe emozioni, sostituite da altre più complesse e articolate. Nel suo viaggio all'interno dell'enorme archivio della memoria a lungo termine, Gioia si dispera per l'eliminazione di ricordi sbiaditi, ma capirà, così come abbiamo capito anche noi crescendo, che è necessario e fisiologico lasciarsi alle spalle dei ricordi durante il percorso verso l’età adulta, che diventa doloroso ma indispensabile in modo che altri pezzi di noi possano crearsi e venir fuori.
Le immagini da bambini (l'isola asilo e gli amici immaginari), devono lasciare posto a sentimenti nuovi. I ricordi d'infanzia si tingono di nostalgia, nella consapevolezza di un'innocenza che non potrà ritornare. Le emozioni sono allo sbando, in preda alla confusione e si affaccia lo spettro dell'apatia tanto comune negli adolescenti. Ci si sente persi, soli, fuori luogo, vuoti.
Ed è allora che si deve prendere la propria Gioia e la propria Tristezza e mandarle a fare il loro viaggio. Il proprio viaggio. Capire che tutte le esperienze hanno la loro influenza, che tutte le emozioni vanno vissute fino in fondo, anche quando sembrano poco piacevoli. Ci si deve spaventare per svegliarsi da un brutto sogno. Si deve piangere per poter gettare via tutta l'ansia e tornare a sorridere.
Questo è crescere.
Questo è vivere.
Questo è Inside Out.
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