Se c'è una cosa su cui posso mettere la mano sul fuoco senza rischio di bruciarmela è questa: se avete un'età simile alla mia (tra gli enta e gli anta) e siete del sud anche vostra madre è stata in fissa con almeno una telenovela! Nate in America Latina si sono diffuse in tutto il mondo e ancora oggi riscuotono parzialmente successo anche in Italia. Io non le ho mai amate particolarmente. Ne ho vista solo una, proprio una di quelle con cui mia madre era in fissa quando ero bambina, ma erano più le belle sensazioni legate ai ricordi di alcune scene che avevo visto da piccola mentre mamma stirava che non la vera e propria passione per la storia.
Poi, però, è arrivata lei. Una serie tv che affonda le sue radici proprio in una telenovela e che un po' le descrive a noi che non le apprezziamo. Una serie tv che non può non scaldarti il cuore, che ti fa ridere da togliere il fiato, che ti fa piangere tutte le lacrime che hai dentro. Una serie che ho iniziato solo perché Netflix per la centesima volta me la sbatteva tra i consigliati e che è poi diventata una delle mie serie del cuore (e si, l'ho già rivista tre volte...).
Jane The Virgin è una serie creata da Jennie Snyder Urman, trasmessa dal 2014 al 2019 (in Italia stavolta siamo stati bravi: dal 2015 al 2019). Si tratta di 5 stagioni per un totale di 100 episodi (in realtà 99, dato che il penultimo episodio è una sorta di making of) da 43 minuti ciascuno: in meno di tre giorni senza sonno riuscite a buttarla giù (che è un po' quello che ho fatto io...).
Di cosa parliamo? La protagonista, Jane appunto, anzi per l'esattezza Jane Gloriana Villanueva, ha 23 anni, vuole fare la scrittrice, ama la sua famiglia, ha un fidanzato e ha fatto una promessa che vuole mantenere: non fare sesso prima del matrimonio. Per un errore medico, però, Jane inseminata artificialmente e rimane incinta. Già, già, incinta e vergine! Proprio da qui ha inizio la trama, condita qui e lì da colpi di scena, signori della droga, omicidi da risolvere, business man senza scrupoli ...e un po' di realismo magico.
Cos'è il realismo magico? Illustrare la realtà in modo realistico e preciso, inserendo nel contesto però anche elementi surrealisti (tipo i fiori che perdono i petali ogni volta che Jane è lì lì per infrangere la sua promessa di castità, il brillare di un cuore innamorato che si intravede dalla camicia o le statuine in chiesa che le ammiccano cantando) per affascinare e sorprendere gli spettatori, ma soprattutto per attirare la loro attenzione su particolari importanti per esprimere quelle cose impalpabili che sono i sentimenti.
Ogni episodio è presentato come un capitolo della storia (come dai titoli stessi delle puntate) e, proprio come capitoli di un libro ben scritto, ti tengono incollato a voler sapere di più, a voler scoprire questo o quel segreto. Stupendo. Ho amato follemente questa serie fin dal primo episodio.
Questa serie si propone quasi come una moderna telenovela e non ne fa segreto. Oltre a presentare le telenovele al suo interno, dato che le donne Villanueva ne sono patite, la trama sfrutta senza paura tutti i punti cardine del genere, quelli che potrebbero essere considerati quasi dei clichè, ma che sono presentati in maniera perfettamente bilanciata. Il risultato è una narrazione fresca, innovativa, spensierata ma profonda, divertente quanto commovente. Non solo amore e amicizia in varie salse e in tutti i differenti stadi, ma anche l'accettazione del lutto, il fronteggiare un fallimento lavorativo, dover affrontare pregiudizi per differenze etniche, sociali o economiche, combattere con le ingiuste leggi che ogni tanto gli stati impongono e tanto altro che non posso dire senza fare spoiler. Con questo stile riesce anche ad affrontare tematiche importanti e delicate nonché super attuali. E anche se, come vuole la tradizione, nella maggior parte dei casi le situazioni si risolvono per il meglio, ciò non impesce di avere un approfondimento con occhio del tutto realista.
I personaggi, poi, sono uno più delizioso dell'altro. Prima di tutto, c'è il Narratore. Ah, il Narratore! Dovessi basarmi solo sull'aspetto comico, sarebbe sicuramente il mio preferito. Ci accompagna per tutti gli episodi, raccontandoci flashback, aggiungendo aneddoti, facendo riassunti e azzardando ipotesi! Adoro il fatto che, nonostante si presenti come un narratore onniscente, a tratti sembra quasi uno spettatore e diventa un amico con cui stai guardano e commentando la serie.
Poi c'è Rogelio De La Vega, attore di telenovela che interpreta il personaggio della "prima donna", a prima vista tanto superficiale ma che riesce a dare tanto amore. Xiomara, la madre di Jane, donna forte indipendente e determinata, cresciuta insieme a Jane avuta ad appena 16 anni.
Jane stessa è un esempio di donna moderna: dimostra a tutte noi che non si deve per forza riuscire a realizzare al 100% i nostri sogni per essere realizzate, che va bene trovare ostacoli sul nostro cammino e va bene anche rallentare la corsa, l'importante è non smettere mai di credere in sè stesse e avere un cuore grande da riempire con tutto l'amore possibile. Amore puro. E poi, diciamocelo, chi non vorrebbe essere combattuta tra i due manzi che le ronzano intorno?
Il mio personaggio preferito credo sia Petra. E lo ammetto, la odiavo all'inizio e l'ho odiata un pochino qui e lì nelle puntate, ma scoprendo di più su di lei e vedendo l'evoluzione del suo personaggio alla fine non si può non amarla. Incarna il personaggio malvagio, che scopri non essere in realtà cattivo, ma solo una persona che ha dovuto imparare a lottare per prendersi una rivincita sul mondo e che ha dovuto sempre continuare a faticare per tenersi stretto quello che si era conquistato, dalla carriera alla famiglia. Una vera eroina in questa serie.
Ognuno ha, all'interno dell'arco narrativo, la sua evoluzione, non priva di guai e dolori, ma comunque una crescita interiore e ispirazionale. Tra personaggi principali e secondari, viene data voce a molte minoranze e si combattono infiniti stereotipi. Ad esempio, qui non sono i ragazzi ad arrivare sul loro cavallo bianco a salvare le donzelle. Qui le donzelle hanno le palle cubiche (scusate il francesismo) e si salvano da sole, ma non lo fanno con pugni e scazzottate, una tutina attillata e i super poteri. Lo fanno con la fatica e il sudore, cadendo e rialzanosi. Come tutte noi.
Dolce, triste.
Da amare.
Senza dubbio.
E come con concludere con la canzone più dolce della sua soundtrack?
Una flor... voy a regalarte esta noche de luna llena...
PS: scusate la sconclusonatezza di questa "recensione", ma sono a casa da 69 giorni e sto iniziando a perdere alcune delle mie capacità cognitive!
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