/per·do·nà·re/
Considerare con indulgenza, rinunciando alla vendetta Riferito a mancanze ed errori, passarci sopra senza punire chi li ha compiuti, lasciar correre.
Un proverbio che mi sono trovata a ripetere spesso in vita mia è "Perdona sempre, ma non dimenticare mai". Credo che insegni dei principi base che tutti dovrebbero sempre tenere in mente.
Il primo è che devi sì perdonare, ma mai al punto da permettere all'altra persona di distruggerti. Non devi "tenere il conto" di quante volte ti ferisca, ma è necessario "tenere conto" di quanto ti ferisce per essere in grado di dire basta, di mettere uno stop, di dire "non ti permetterò più di farmi del male".
Questo implica proprio il secondo punto. Perdonare e dimenticare sono due cose diverse. Dimenticare non è una conditio sine qua non per il perdono, non è necessario farsi sparaflashare dai man in black per riuscire a perdonare. Anzi, ricordare è quasi alla base del perdono.
Il che ci porta a ciò che spesso si dimentica: perdonare non significa che il rapporto con chi ti ha ferito rimarrà invariato. Potrà capitare, ovvio. Ci sono così tante variabili da considerare! Il tipo di rapporto, il tipo di ferita e - perchè no? - la volontà di mantenere quel rapporto invariato. Potresti decidere di perdonare una persona con cui comunque non vorrai più avere nulla a che fare. Ci sono dei casi in cui questo è quasi "obbligatorio" per evitare di far perdurare un rapporto tossico che ci tornerà a a ferire. Ci sono dei casi in cui più banalmente non è possibile: perdonare è un atto unilaterale, per la riconciliazione è necessario che tutte le parti ci mettano del loro.
Perdonare è più un atto verso noi stessi che verso chi ci ha ferito, rappresenta uno step fondamentale per eliminare il rancore e ricominciare a respirare la vita a pieni polmoni.
Qual è il problema? Semplice. Io, proprio oggi, mi sono resa conto di non saperlo fare.
Sono una persona che definire rancorosa è dire poco. Tendo a ricordare le ferite in modo talmente vivido da poter riportare interi dialoghi o spezzoni di essi, che siano avvenuti "live" o per via telematica. Per questo sono considerata una persona con la quale può diventare difficile parlare. Con me non ti puoi permettere di dire quello che ti passa per la testa senza pesare le parole, perché quella frase lì io la ricorderò per anni e tornerà indietro nella mia mente ogni volta che avremo un problema, a intensificare i problemi tra noi.
Ma io ho bisogno di saper perdonare. Non ne ho mai sentito il bisogno come ora.
Forse, addirittura, non ne ho mai sentito il bisogno. Le persone che mi hanno ferito si dividono in due grossi gruppi: persone che già "odiavo" (prendendo questa parola con tutte le pinze che richiede) e persone che sono poi scomparse. Le prime non avevo necessità di "perdonarle" perché i sentimenti negativi andavano a sommarsi a quelli già esistenti. Le seconde... beh, non vedevo la necessità di farlo perché erano comunque volute andare via e il sentimento negativo mi portava a mantenermi a distanza, come loro volevano in fondo.
Ma adesso la cosa è diversa.
Chi mi ha ferito è nella mia vita e (almeno a quanto si è visto finora) non vorrebbe andarsene. E io vorrei con tutto il cuore riuscire a non pensare ogni volta a quelle schifose ferite, perché è una persona a cui voglio un bene inquantificabile. Invece sono lì a tirare fuori gli aculei ogni volta che una parola, un gesto, un evento o anche solo una camicia indossata in una determinata giornata, mi fanno tornare in mente ciò che è successo. Una sete di vendetta inutile che toglie senza delicatezza un mattoncino a quel jenga che è diventato il nostro rapporto e mi lascia più vuota, arrabbiata e triste di prima.
Così ho fatto quello che faccio sempre. Inizio a fare ricerche e scrivere un post per convincermi che ne sarò capace... Quindi da ora leggerete, quello che voglio dire a me stessa, per imprimerlo nella mia mente.
Quando subiamo un torto la rabbia, il rancore e il risentimento possono consumarci, anche se sappiamo che il perdono è la via migliore per il nostro benessere. Inizialmente ci sentiamo colpiti in un modo irreparabile, proviamo rabbia, un senso di sfiducia totale che la migliore risposta, nell'immediato, sembra quella di impartire una lezione, esercitare una qualche forma di potere, in modo da riprendere il controllo della situazione. Questo potrebbe derivare da ciò che associamo al perdono: stare zitti dopo un torto, sottomettersi, accettare di non sapere rispondere all'offesa.
Perdonare chi ci ha ferito o deluso è una delle cose più difficili da fare eppure è un passaggio necessario se vogliamo liberarci e iniziare a guardare avanti. Si tratta di dividere il giudizio sulla persona dalle azioni che ha fatto, considerare l’azione subita per quello che è realmente, senza sminuire l’accaduto.
Uno degli ingredienti è lasciare andare la rabbia. Chi è disposto a perdonare è più disposto a dimenticare i dettagli, quegli aspetti che rendono vivido e presente il ricordo di un'offesa.
Perdonare è cercare di trovare la pace che ognuno di noi merita. Chi non perdona finisce per vivere in una situazione di totale mancanza di controllo che non può che peggiorare, tende a vittimizzare la propria condizione, finendo per perdere di vista le cose più importanti.
Bisognerebbe iniziare nel quotidiano a lasciar correre situazioni fastidiose che potrebbero ingigantirsi in modo da non restare intrappolato in emozioni negative e sentimenti sbagliati.
Infine, la cosa forse più difficile: molla la presa, il passato è passato, vivilo come parte integrante di te, una fase della tua vita che ha contribuito a farti cambiare e a farti crescere. Puoi vivere solo da oggi in avanti, non in reverse mode.
Ricorda, il perdono non è il fine, è il mezzo con il quale superi una situazione delicata e vai avanti.
Fonti:
Perdonare: cosa significa davvero concedere il perdono
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