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#Serialize - 4 - Blog your life

Non sempre si riescono a capire le nostre scelte. Non sempre riusciamo a comprendere cosa ci piace e perché. A volte, invece, lo sappiamo anche se vorremmo non saperlo. A me è successo questo con la serie TV di cui parlo oggi... estremamente a caldo dato che ho appena concluso l'ultimo episodio. L'avevo inserito nella mia lista "to-see-soon" anni fa. Sì, non l'ho visto proprio così "soon" come avrei sperato. In quel periodo amavo la mia lista dei "to-see-soon", così tanto che inserivo qualsiasi film o serie di cui avessi sentito il titolo più di due volte (...e se ve lo state chiedendo, no, non l'ho ancora conclusa, forse non sono neanche a metà!). Nonostante l'avessi inserita in lista, comunque, c'era sempre qualcosa che mi tratteneva dall'iniziarla: c'era sempre una serie più figa da iniziare, una stagione nuova che arrivava, un consiglio che mi gasava. E lei rimaneva nello scantinato. Forse perché in realtà aspettava il periodo giusto per venir fuori: un periodo in cui avessi sentito la nostalgia della vita prima dell'età adulta, in cui i drammi erano di diverso tipo ed entità. Ah, l'adolescenza!




Parliamo di Awkward (del titolo italiano ne discutiamo in seguito). Prodotta da MTV, trasmessa dal 2011 al 2016, 5 stagioni (non è stata riconfermata la sesta stagione ma fortunatamente la quinta ha un finale "conclusivo" e non è stato lasciato nulla in aria) per un totale di 89 puntate ognuna di 20 minuti all'incirca, poco più di 29 ore in totale. Il genere dovrebbe essere un teen-drama-comico: un The O.C meno tragico, un Dawson's Creek meno deprimente, un The Vampire Diaries meno dark, un Gossip Girl meno glamour, un Glee meno cantato, *riempire spazio con altri accostamenti simili*.

Awkward, in inglese, significa imbarazzante. Chissà, magari quando gli hanno dato questo titolo stavano pensando a quanto sarebbe stato imbarazzante il titolo in italiano! Comprendo che mantenere una parola così impronunciabile avrebbe danneggiato la (già non estremamente rosea) popolarità, specie tra le ragazzine (target principale). Comprendo anche che presentare una serie TV con il semplice titolo "Imbarazzante" sarebbe stato il re del suicidio degli ascolti. Ma comprendo anche che poche volte è stato scelto per il mercato italiano un titolo talmente fuorviante. "Diario di una nerd superstar". La prima cosa a cui ho pensato quando ho letto questo titolo? Ho immaginato una sorta di Hannah Montana nerd, un mix tra Instant Star e Magica Emi, una ragazzina fissata con lo studio o con i computer (che in qualche modo c'entrasse con il mondo nerd insomma) ma mantenesse una vita segreta con una carriera da cantante o attrice senza essere riconosciuta dai suoi compagni di classe. Fortunatamente mi sbagliavo! Esaminando il titolo alla luce di tutte e cinque le stagioni prodotte prima della cancellazione, l'unica parola che abbia un senso è "Diario" dato che la protagonista tiene un blog personale (molto presente nelle prime serie, un po' meno nell'ultima) in cui racconta quello che le capita nella vita. Per il resto, lei non è né una nerd né tanto meno una superstar! Porca di una miseriaccia, ritengo inconcepibile una cosa del genere!

Tralasciando questo enooooooorme punto nero, di cosa parla Awkward? La protagonista principale è Jenna. Inizia come la più tipica adolescente sfigata, per lo più "invisibile" al resto del suo liceo a meno della sua migliore amica, che perde la verginità al campo estivo con il figo della scuola, Matty. Tornata a casa, trova una lettera di "sconfronto" in cui viene attaccata pesantemente e le vengono dati dei suggerimenti (in modo poco carino) per uscire dal suo guscio. Da lì inizia il percorso in salita di Jenna che vuole cancellarsi da dosso lo stereotipo della sfigata impopolare, percorso che si rivelerà costellato di momenti imbarazzanti (awkward, appunto). Il primo in assoluto la vede protagonista di un incidente in circostanze equivoche che fa spargere nel suo liceo la voce che abbia in realtà tentato il suicidio. Questa prima popolarità "negativa" segna solo la prima di una lunga serie di vicissitudini che la porteranno a raggiungere, se non la popolarità, almeno un minimo di maturità.

Non si può negare che la storia sia abbastanza banale e che il tutto sia estremamente adolescenziale (se no perché sarebbe un teen-drama?), ma nel complesso, a mia sorpresa, mi ha intrigato. Cosa che non avrei creduto possibile, al termine dell'ultima puntata ho sentito quella strana sensazione di vuoto che si prova quando si conclude qualcosa (libro, serie tv o film che sia) che ci sia piaciuto nel profondo. Sia la storyline principale che quelle secondarie, sono sviluppate in modo abbastanza convincente anche se cadono in un paio di forzature, più che altro nelle prime due stagioni (cosa comunque piuttosto comune). La regia è piuttosto semplice, i tagli sono azzeccati, gli attori azzeccati.

La forza principale di Awkward sta nei personaggi. Tutti i personaggi principali, ognuno con le sue caratteristiche, si rivelano essere fondamentali per il buon equilibrio dello sviluppo e non si può non prenderli a cuore... anche se, come sempre, io non amo la protagonista.
Trovo in sé Jenna troppo confusionaria, oltre che abbastanza opportunista, per non parlare della sua fase da "vera-stronza" nella terza stagione in cui avrei voluto tirarla fuori dallo schermo per picchiarla ferocemente. Al contrario, amo sua madre Lacey. Lei è una mamma-sorella-amica-adolescente, ha avuto Jenna da ragazzina perciò non ha potuto godersi la sua adolescenza. Essendo molto giovani, sia lei che il marito Kevin, non hanno sempre il vero e proprio comportamento da "genitore", eppure il personaggio di Lacey nel tempo subisce una evoluzione profonda, rivelando che c'è altro oltre la sua frivolezza. Concetto simile, anche se su toni differenti, viene sviluppato nel personaggio di Tamara, migliore amica di Jenna: solare, dai forti comportamenti ossessivo-compulsivi, immatura, spesso si ficca nei guai, ma dimostra grande cuore.
Il ruolo comico, anche se a turno tutti fanno abbastanza ridere, è delegato principalmente ai teatrini dell'eccentrica psicologa Valerie e alle frecciatine acide della stronza Sadie, entrambi personaggi molto azzeccati.
I ragazzi che girano nella vita di Jenna (alla faccia della sfigata aggiungerei) sono parecchi e, non volendo spolierare più di tanto, ho deciso di parlare solo dei due protagonisti principali: Jake e Matty (e qui, sì, ci sarà un po' di spoiler). Entrambi sono amici (e a suo tempo fidanzati) di Jenna e, nonostante siano l'uno il migliore amico dell'altro, possono essere definiti tra di loro opposti. Jake è il bravo ragazzo, Matty il figo della scuola. La contrapposizione tra questi due personaggi mi ha colpito molto, seppure probabilmente non sia stata neanche nella mente degli sceneggiatori in realtà. Jake ha la faccia d'angelo ma, seppur senza malignità, lo troviamo a giocare con un paio di sentimenti o a saltellare allegramente da una coscia all'altra. Dimostrazione del fatto che, per quanto la faccia possa essere d'angelo, un ragazzo è sempre e comunque un povero ragazzo! Nonostante la sua reputazione di sciupa-femmine, invece, le relazioni di Matty che vediamo sono sempre vissute da lui al massimo, i suoi sentimenti sono sempre sinceri, quando sono emozioni positive altrettanto di quando sono negative. Vogliamo dire che è un po' il Dylan McKay degli anni 2010? Un po' meno dannato, magari. Ringrazio il cielo di aver visto solo adesso questa serie, perché probabilmente se l'avessi vista mentre io stessa ero adolescente mi sarei presa una cotta esagerata per lui.

Riassumendo, non mi vergogno di postare di un teen-drama, adolescenziale e ai limiti del banale, una storia semplice e leggera, che mi ha fatto anche un po' tornare la voglia di bloggare o scrivere in generale, una storia da giornate di festa/ferie ma che mi ha fatto staccare dalla realtà e rituffare nel mondo degli adolescenti in cui il massimo del dramma era fare un brutta figura di fronte al Matty di turno. Ve la consiglio? Se siete ragazze in un periodo di spiccata vena nostalgica come me, assolutamente sì.

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